C’è un accessorio che molti
motociclisti, soprattutto quelli dediti al turismo, considerano utile se non
indispensabile ma io lo considero veramente magico.
Sto parlando
del borsello da gamba.
Ma cos'è e
come si usa quello che alcuni detrattori, pochi in effetti, definiscono un
inutile orpello se non addirittura brutto?
Di sicuro
bello non è… Nessuno di noi, sano di mente, immagino che lo potrebbe mai
indossare se non durante un bel giro con le nostre compagne di chilometri. Asfalto,
terra battuta o strada bianca che sia.
Di sicuro
torna molto utile quando si portano i pantaloni tecnici usandolo come
svuotatasche. O meglio più che svuotarle impedisce di riempirle.
Si sa, i pantaloni tecnici non sono né comodi e né pratici. Ogni volta che dobbiamo mettere mano a qualcosa messo in tasca siamo costretti a fare una specie di “Tuca-Tuca” che nemmeno la Carrà degli anni d’oro riusciva a fare.
Metteteci inoltre che questo balletto potrebbe essere fatto sotto il sole a picco o sotto l’acqua, ecco che il nostro accessorio ci viene in aiuto. Lo apriamo ed in un attimo ci infiliamo tutto. Le chiavi, il portafoglio, il biglietto dell’autostrada se proprio siamo costretti a farla, il navigatore per quando lasciamo la moto fuori dal bar, l’adesivo del posto visitato da mettere sul bauletto, la calamita per il frigo di mamma, il souvenir per la zavorrina rimasta a casa, il panino con il salame, il cornetto napoletano, il santino di San Colombano da Bobbio patrono dei motociclisti. Perché si sa. Se San Cristoforo è il patrono degli automobilisti, San Colombano è quello dei motociclisti. Ed ognuno di noi ha il proprio amuleto. Sacro o profano che sia.
Ma dove sta la magia di questo accessorio? Io lo considero una macchina del tempo.
Perché quando
torno a casa dopo un giro più o meno lungo, tra le varie cose si svuota anche
questo ed inevitabilmente qualcosa, volutamente o per semplice distrazione, rimane dentro.
Ogni cosa
che riesce fuori riaffiora un ricordo. La sabbia di quella spiaggia deserta per
cui hai fatto svariai chilometri per raggiungerla, o lo scontrino dell’alimentari
di Pienza dove ti sei fatto quel panino al pecorino locale di cui ti ricordi ancora
il sapore o il biglietto dell’accesso a Civita di Bagnoregio, che fatica quella
scarpinata!, il bigliettino da visita del produttore di quel vino di visciola marchigiano o l’accendino con cui hai acceso il fuoco in una delle mototendate
fatte. Sant'Anatolia di Narco, Racollo, Monte Peglia, Sorgenti del Baregno, Lago Scandarello ad
Amatrice o quella tendata nel paesino sperduto in provincia di Foggia di cui
dovrei andare a cercare il nome e chissà quanti altri…
E, chiudendo
gli occhi, ritornano alla mente tutti i ricordi.
Lo sai che
più si invecchia
più
affiorano ricordi lontanissimi
come se
fosse ieri
Cit. F. Battiato